lunedì 23 febbraio 2009

dall'anonimo Andrea Camilleri di Joppolo

quinta punta:

Tigna e tignola funziona così, un ragazzo si appoggia al muro, chi deve sottostare alla penitenza si piega appoggiando la testa sullo stomaco dello stesso, mentre un altro ragazzo gli monta sulla schiena, il ragazzo appoggiato al muro battendo ritmicamente con le mani sulla schiena ripete questa filastrocca, al termine della quele il penitente deve indovinare, se non indovina il numero che indica con le dita chi gli sta sulla schiena, se sbaglia si ripete fin quando non indovinerà.
TIGNA E TIGNOLA SI BEDDRA E SI BONA SI BEDDRA MARITATA QUANTU CORNA PORTA LA CRAPA? METTIAMO CHE VIENE INDICATO IL NUMERO 2 ED IL PENITENTE DICE TRE LA FILASTROCCA CONTINUA COSI’
AVISSITU DITTU DU U TO NASU FORA FRITTU NDA UN PIGNATEDDRU STRITTU, TIGNA E TIGNOLA SI BEDDRA E SI BONA SI BEDDRA MARITATA QUANTU CORNA PORTA LA CRAPA?
E così via

Per gli altri giochi visto che il mio assistente li ha citati, potrebbe raccontarceli lui, così allarghiamo anche la platea dei raccontatori, la tavola longa e semplice e pazzesca nella sua semplicità, semplice finchè si tratta di saltare, però se si incomincia a fuvureddra e facennu l’acchianata dell’esilio ecco che diventa qualcosa di più di un semplice saltarsi l’un con l’altro.
Onde evitare malintesi, quando farò altri interventi in cui citerò dei personaggi che in un modo o nell’altro hanno segnato un’epoca, mi toccherà indicarli con il soprannome, non per arrecare offesa, ma per poter meglio indicare la persona, viste le tante omonomie presenti in paese.
Andrea Camilleri
continua
20 febbraio 2009 17.04

assistente di Andrea Camilleri ha detto...
"A puntalati" era un gioco che consisteva nel formare due squadre di ragazzi. Le due squadre si schieravano a distanza lungo una strada, e armati di pietre si faceva un vero e proprio duello causando qualche testa rotta. Le armi per il duello erano molto abbondanti lungo le strade di Joppolo. A "scaricari vaceddri" partiva sempre dalle due squadre di ragazzi. Un ragazzo faceva da cuscino appoggiato al muro una squadra, quella di sotto, stava con il corpo piegato a novanta gradi l'uno contro l'altro. I ragazzi della squadra di sopra saltavano sulla schiena di quelli della squadra di sotto cercando di non perdere l'equilibrio e toccare terra con i piedi sino a contare fino a dieci. Se si toccava per terra si invertivano le parti, altrimenti si ricominciava.
"Batti muro" era il gioco di azzardo più frequente con quelle poche lire che avevamo a disposizione la domenica. Si tirava verso il muro con la moneta e chi arrivava più vicino al muro aveva il diritto di battere per primo sulle monete degli altri dispote una sull'altra. Vinceva i soldi chi faceva capovolgere più monete rispetto alla disposizione iniziale.
Chi perdeva doveva aspettare la domenica successiva per potersi rifare e perdeva la possibilità di poter acquistare qualche gelato nu zi Giurlannu e dopo nni Peppi Vaiana.
La domenica era un giorno importante: i più grandi si schieravano di fronte alla chiesa appoggiati al muro o allo salone du zi Giuvanni Ciraulu (dove si trova l'attuale bar di via Roma) e aspettavano l'uscita delle ragazze dalla Chiesa. Era l'unico momento di sguardi e di incontro. Poi tutte chiuse in casa fino alla domenica successiva.
....Continua.
20 febbraio 2009 21.19

A proposito du zi Giuanni Ciraulu, si racconta che una volta facevano "a cursa di scecchi" e siccome il traguardo era vicnu a staddra du zi Giuanni, vinciva sempri u so sceccu pirchì partia pi iri intra.
U zi Giuelanniddru o don Giurlanniddru, vinnia i gelati ca carriola e un puzzattu, un conu 5 liri,
2centesimi e 1/2 di oi, doppu quannu accumincia Peppi Vaiana avia già arrivatu a 10 liri, oltre che a batti muro o a martiddrari, si giocava anche in un'altra maniera mi pare ca si chiamassi "o munti" e funzionava così, si tracciava un segmento per terra e si facevano scivolare i soldi aveva diritto a tirare per primo chi più si avvicinava alla linea, mentre chi la superava era fuori dal gioco, quindi chi più si avvicinava, si prendeva i soldi che erano andati oltre, gli altri li raccoglieva e li lanciava per aria, quelli che erano testa se li teneva quelli croce restavano per gli altri.
Andrea Camilleri continua
21 febbraio 2009 20.58

assistente di Andrea Camilleri ha detto...
U zi Giuvanni Ciraulu era un uomo piccolo, ma grasso, aveva una gran fantasia e raccontava storie impossibili seduto davanti alla sua porta a tutti quelli che si avvicinavano al suo grande scalone. Non ricordo se era anche scarparu. Tra le storie che raccontava famosa quella in cui con una mano aggrediva un ladro con un'altra mano lo teneva per un braccio, con un'altra mano lo teneva per il collo con un'altra mano lo colpiva. Alla nostra domanda di quante mani avesse sbottava in urla e rincorreva noi bambini impertinenti che osavamo contraddirlo. Raccontava poi di una giornata di pioggia in campagna, lui aveva un cavolo che era così grande che si riparava insieme al suo asino sotto le sue foglie. Tutti si stava ad ascoltare e a credere a tutti i suoi racconti. Qualche volta erano così improbabili che qualcuno glielo faceva notare e lui non poteva sopportarlo.
21 febbraio 2009 21.36

A proposito del cavolo, una volta non so chi, gli ha detto che quando era in Germania lavorava in una fabbrica di pentole, e ne hanno costruita una così grande che erano in quaranta operai dentro e fuori a lavorarci per una settimana, al che lui ha risposto " e chi pignata era" chiddra pi cocicci u to cavulu" hahahahahahaha miii si è preso un' arrabbiatura....
Andrea Camilleri
continua
22 febbraio 2009 11.23

assistente di Andrea Camilleri ha detto...
errata corrige: la casa du zi giuvanni era in piazza Marconi dove oggi c'è il bar e non in via Roma dove non c'è nessun bar
22 febbraio 2009 12.37
assistente di Andrea Camilleri ha detto...
A proposito dei primi inserimenti da parte di Andrea Camolleri. Il verbale dei carabinieri era stato scritto dall'Appuntato Di Maro, dicono le cronache di allora, un tipo simpatico, di origine campane di cui conservava l'accento. Abitava in via Curiale, di front alla caserma vecchia. Quando era libero andava in campagna e prendeva l'autobus guidato da don CCi e arrivati all'altezza del suo terreno non suonava il campanello, ma gridava dal fondo dell'autobus: "Cicci fermati 'o calipsi" con il suo tipico accento. Appena scendeva scoppiava una risata generale. L'autobus in effatti era una specie di carrozza rumorosa che tutti chiamavamo "a vitturina" rispetto all'altro che era un pò più grande e appariva più moderno.
L'altra putia era du zzi angilu, in via calvario che, si diceva sapesse compiere lo stesso miracolo di Gesù. Per l'altra putia sarebbe interessante che Andrea Camilleri ci raccontasse la storia del sassofono richiesto in estate da 'ntonio.
23 febbraio 2009 16.25

U zi Angilu Americo avia a putia in via calvario, e faceva il vino di notte, ammeci nto nto canatranu, che abitava in via Curiale, (avete notato quante volte ritorna via Curiale) era emigrato in Belgio, dovete sapere che era un grande appassionato di musca e voleva fare il cantante, era un grandissimo fan di Celentano e lo imitava abbastanza benino, un'estate era in ferie a Joppolo con la moglie, e cercava qualcuno che gli prestasse un sassofono, gli amici gli hanno indicato u zi Masi, gli hanno detto l'unico che può aiutarti è lui, quindi ntonto, si è recato na putia du zi Masi a chiedergli il sassofono in prestito, u zi Masi gli ha risposto "mi dispiace u pristavu na vota e su stannu passannu e ancora aspettu ca mu tornanu" più o meno e così.
A me sembra che l'autobus che guidava don CCi si chiamasse a pintaiota.
Andrea Camilleri
continua

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Don Cci era un autista molto irascibile e un pò sordo. Portava gli studenti pendolari ad Agrigento ed era oggetto di battute e di casini da parte di noi ragazzi. L'ultima fila dell'autobus era occupata dai più casinisti. Un giorno mentre guidava tranquillo sorretto dai nostri applausi tutte le volte che superava una macchina ferma, gli arrivò davanti al posto di guida un giornale appallottolato. Furono guai per tutti. Fermò la pintaiota e fece scendere tutti coloro che erano seduti dietro. Qualche delinguente mentre ritornava alla guida è riuscito a risalire, altri sono ritornati a piedi da Santa Lucia. Poverino era la nostra vittima!
Con l'autobus viaggiava spesso Peppi da Romana, un tipo burlone, andava ad Agrigento a comprare i dolci per venderli al bar. Oltre che a prendere i dolci veniva usato per accompagnare gi studenti a scuola come genitore e ogni tanto ne approfittava per dare qualche schiaffone sonoro a qualche ragazzo che non poteva reagire. Uno degli accompagnati più frequenti era tufaniu di don Ninu. Un giorno suo padre vero andò al ricevimento e molti insegnanti dissero che non lo conoscevano perchè era sempre assente.

Anonimo ha detto...

U zi Angilu Americo avia a putia in via calvario, e faceva il vino di notte, ammeci nto nto canatranu, che abitava in via Curiale, (avete notato quante volte ritorna via Curiale) era emigrato in Belgio, dovete sapere che era un grande appassionato di musca e voleva fare il cantante, era un grandissimo fan di Celentano e lo imitava abbastanza benino, un'estate era in ferie a Joppolo con la moglie, e cercava qualcuno che gli prestasse un sassofono, gli amici gli hanno indicato u zi Masi, gli hanno detto l'unico che può aiutarti è lui, quindi ntonto, si è recato na putia du zi Masi a chiedergli il sassofono in prestito, u zi Masi gli ha risposto "mi dispiace u pristavu na vota e su stannu passannu e ancora aspettu ca mu tornanu" più o meno e così.
A me sembra che l'autobus che guidava don CCi si chiamasse a pintaiota.
Andrea Camilleri
Continua
… e già, via Curiale foriera di personaggi, un di questi era u zi Vanni Russo, che abitava all’inizio della via prima casa a sinistra, u zi Vanni era una persona affabilissima, e quando era dell’umore giusto, dopo qualche insistenza dei ragazzi incominciava a raccontare storie, lui amava leggere storie d’avventura, e quando incominciava a cuntari i so cunti, ipnotizzava tutti quelli che stavano ad ascoltare dai più piccoli ai più grandi, quello che più gli era richiesto di raccontare era della spada “durlindana”, peccato non conoscere il testo da dove lui l’ha ricavato, mi piacerebbe proprio poterlo leggere e fantasticare, come quando ascoltavo u zi Vanni.
Sempre in via Curiale, ma darre i scoli, ci stava u zi Sciaveriu, detto Sciaveriu di don Natali, u zi Sciaverio scriveva poesie in siciliano, e tutte le volte che era seduto fuori della porta di casa, o che andava mezzu a chiazza, e macari s’assittava davnti u bar di vaiana, i carusi ci addumannavanu di cuntari i poesii, e quannu accuminciava , soleva dire “ ogni vota ca i carusi mi vidinu mi dicinu zi Sciavè ni cuntassi na podesia” diceva proprio podesia, la quasi totalità di poesie du zi Sciaveriu prendevano di mira i compaesani, ce n’è una in cui ha messo dentro tutto il paese, più o meno. Anche per quanto riguarda le composizioni du zi Sciaveriu sarebbe bello se qualcuno ne avesse memoria o scritte, da pubblicare qua nel blog.
Andrea Camilleri
Continua
A zia Sariddra, abitava nella stradina che porta da dietrola chiesa sutta l'arcu, esattamente a sinistra dove la stradina si allarga e fa una rientranza,quantu voti a vidiamu passari di mezzu a chiazza ca vinia du vutanu cu bummuliddru in testa, senza ca lu tinissi chi mani, bella la foto du vutanu, che ho avuto modo di descrivere in uno dei miei interventi, sullo sfondo si vede anche com'era a cruci prima, si nota anche la nicchia centrale, e si hai ragione quantu partiti di palluni, e po pi un certu periodu quannu vinianu i giostri, l'autoscontri si situavanu proprio droccu.
Sto attraversando un periodo di lagnusia, l'ispirazione è diventata un opzional, la memoria zoppica, miii a postu sugnu.
Mi viene in mente un ricordo.... era una sera d'estate, ci trovavamo davanti al cancello della chiesa ad annoiarci, quando come succede nei film amici miei, a qualcuno è venuta in mente una zingarata, nella casa che fa angolo tra via Roma e a chiazza c'era il circolo dei vecchi, che aveva due ingressi unu da chiazza e unu da via roma, chi ha qualche anno si ricorderà certamente di Peppi puureddru, la zingarata è consistita nel mettersi in fila indiana e correndo calciare sulla porta del circolo dal lato di via roma, purtroppo non ricordo bene chi, forse Stefano, quando a calciato ha sfondato la porta ed il piede gli si è incastrato, per fortuna si è liberato in tempo per non farsi prendere, invece Luigi detto ciacià o zulù, non ha partecipato alla spedizione, ma non è nemmeno scappato, quando sono arrivati i carabinieri a chiedergli se avesse visto qualcosa,non ricordo cosa ha risposto, mi ricordo che ad un certo punto ha detto che qualcuno ha tirato il tronzo del cavolo ma so chi, non vi dico le risate che ci siamo fatti, visto che intanto eravamo tornati tutti alla base, davanti alla chiesa.
Ci sunnu cosi ca l'armu umanu pi quantu si sporza un po capiri, a mmia sta storia ca u sinnacu si voli accattari tutti i casi vecchi, mi puzza, mi chiedo? Si li voli accattari iddru! Oppuri u comuni?
Stava aspittannu ca i tempi fussiru maturi pi affruntari u problema du spopolamentu du paisi, ci staiu pinsannu, sugnu ancora indecisu si accuminciarlu ora, o aspittari comu avia programmatu, ora ni stu mumentu mi sentu sulu di dari un suggerimentu, nun sapennu chiddru chi voli fari, i pinsavu, tanti casi vecchi, comu si vidi ni fotografii, spacialmenti chiddri di mezzu a chiazza, sunnu incastrati, ovvero i proprietà sunnu n'castrati, allura u sinnacu si propriu voli fari na cosa bona, in accordu cu i proprietari, po fari l'espropriu, po allavanca tutti sti casi vecchi, e li fa novi, facennu naturalmenti unità abitative autonome ed indipendenti, ognuna per la metratura di ogni proprietariu, e po li vinni e proprietari stessi, ovvero ci fa pagari i spisi, accuntu ca cciavi a guadagnari.
Signor sindaco, qualcosa su cui riflettere.
Ho visto la foto con tre persone molto note e benvolute, Totò furnaru, u zi Peppi Canauisi, u zi Giuanni salinaru e so figliu Filippu.
Nel vedere u zi Totò mi è venuto in mente un'altro totò o meglio Turiddru pacchianu.
Turiddru pacchiano era un grande cinefilo, amante sopratutto dei spaghetti western, più volte ha provato a fare il cinema nel senso di sala cinematografica, altra sua passione erano i viaggi, solitamente viaggiava a scrocco, la sua meta preferita era la Francia, Parigi sopratutto dove aveva fratelli e sorelle, una volta Mariano Burgio gli ha dato i soldi per andare in tabacchino a comprargli le sigarette, ne lunga si chiamavano e costavano 220 lire, turiddru prese i soldi e parti per la Francia, torno l'anno dopo l'estate del 1978, era una calda estate, ed eravamo in luglio, il paese era super affollato, erano presenti un numero altissimo di compaesani emigrati che erano tornati per le vacanze estive, quell'anno in casa di molti nostri compaesani presenti per le vacanze si erano registrati dei furti, si erano altresi registrati dei furti di benzina dalle auto in sosta durante la notte, i carabinieri vigilavano, ed ecco che succede qualcosa di strano, verso le 4 di notte c'è un'ombra che a piedi sale verso il paese, si trova circa all'altezza dell'asilo, i carabinieri intimano l'alt ma l'ombra avanza ancora, quindi l'appuntato spara un colpo in aria, l'ombra si butta a terra e lì resta immobile, i carabinieri si avvicinano e, vedondo che ancora non si muove l'appuntato pronuncia le parole magiche "lazzaro alzati e cammina" ed acco che il miracolo si compie, quindi gli viene chiesto chi fosse, e lui sono Turiddru pacchianu figliu di Saru, ma niente, allora ecco l'idea geniale alle 4 di mattina da chi si può andare, ni Turiddru furnaru, ecco che i tre si avviano verso il forno arrivati dentro, turddru furnaru vedendo Turiddru pacchiu gli dice Turì ca si, quannu arrivasti quindi l'appuntato gli chiede se lo conoscesse, come no dice u zi Totò è Turiddru pacchianu, così hanno salutato e sono andati, poi il pomeriggio davanti a casa di donna Ciccia ca c'era l'ummira e vaiana ci sistimava i tavulina, u zi totò ni cuntava chiddru c'avia successu a notti, vi putiti mmagginari i risati quannu ni dissi lazzaro alzati e cammina, quannu arrivà Turiddru pacchianu tutti a dumannarici di cuntari u fattu, e pi tutta l'estati iemu avanti cu sta storia.
Andrea Camilleri

Assistente di Andrea Camilleri ha detto...

Precisazione su alcuni personaggi citati:
U zi Vanni Russu (Bianchinu) oltre alle storie di Orlando raccontava anche il comizio di Mussolini a Piazza Venezia a Roma in cui annunciava l'entrata dell'Italia in guerra, come se fosse stato presente e con aria solenne incominciava imitando il Duce: Italiani, il momento tanto atteso è arrivato.....dopo le prime parole in italiano concludeva in Siciliano traendo le sue conclusioni: figliu di cani buttana nni mannava a fari a guerra e iddru ristava a Roma!
Forsi Andrea Camilleri fa confusione, a zia Sariddra era sacristana e abitava in via Fontanazza, quella della foto e a zia Pippina canigattinisa che abitava nel luogo descritto ed attraversava davvero la piazza con la quartara piena d'acqua sulla testa proveniente do Vutanu perchè non c'era l'acqua corrente nelle case.(come faceva a tenerla in equilibrio era un mistero). Ero presente alla zingarata organizzata da Peppi puvureddru (capobanda di noi ragazzi), chi è rimasto col piede incastrato nel buco è stato lillo vassallo ed ha pagato per tutti.Il colmo era che i vecchi avevano una delle poche televisioni e ci ospitavano seduti per terra a vedere "La Freccia nera" o qualche Western. La zingarata è venuta in seguito al fatto che ci avevano mandati via: è stata un' azione di guerriglia. Ma poi facevamo subito la pace! Peppi puvureddru oggi vive in Canada è pvureddru sulu di ngiuria perchè, a quanto pare viaggia in aereo privato. Quando era ragazzo aveva una bella inventiva era il terrore di tutto il paese, aveva una banda, formata da noi ragazzi,che lo circondava: Durante l'estate veniva u cubaitaru e noi con Peppi lo circondavamo per potergli prendere qualcosa. Questo signore gridava a Peppi minacciandolo con un coltello: Pesche, pesche, o ti nni va o ti scannu. Bei tempi! Soprattutto perchè c'erano più di quarantanni in meno.
A recitare poesie c'era anche u zi Angilu Cultrera, molto bella quella sulla frana di Agrigento. Anche in famiglia comunicava in poesia. Simpatica la lettera scritta al figlio partito per il Belgio: Caru figliu o Sbergiu ti nni isti, ma i sordi ancora u nn'aiu visti; anche il figlio rispondeva in poesia: Caru patri o Sbergiu mi nni ivu, ma sordi me u nni vidi mancu Diu.
Erano i tempi in cui bastava poco per essere allegri e non ci si annoiava.
continua....

Assistente di Andrea Camilleri ha detto...

U zi Sciaveriu abitava prima in via Tunisi, che allora si chiamava Salita Panzera, ed era stata oggetto di una sua poesia: diceva che pi acchianari ci vulia a gurrula e pi scinniri u tri ppedi. Sarebbe il caso di ricercare le poesie che inventava seduta stante in piazza. Altri personaggi erano u zzi Peppi Sangiorgi che abitava a chiazza Picciula e u zi Luvici La pipa, perchè fumava sempre una pipa di canna. Noi ragazzi stavamo sempre alle loro costole perchè ci appassionavamo ai loro racconti. Sembravano dei cantastorie ed ognuno era specializzato su argomenti particolari. Pu zi Peppi erano scene di guerra in Africa. Oggi questi tipi di rapporti non ci sono più. I ragazzi hanno altri interessi e non frequentano la memoria storica della nostra collettività. Allora si restava incantati ad ascoltare. Mariano Burgio ci intratteneva con discussioni interminabili sulla politica nazionale, era impiegato e leggeva il giornale, parlava in italiano e quindi con una cultura superiore rispetto ai contadini ed ai pensionati con cui di solito stavamo. Turiddru Furnaru era un altro molto simpatico e di compagnia, era giocherellone e scherzava sempre con tutti. Memorabili, sul più bello, gli scorreggi a comando quando il gruppo vicino a lui era abbastanza numeroso e quando, in particolare, lo avvicinava u zi gustinu che si arrabbiava molto, pur conoscendolo.

assistente di Andrea Camilleri ha detto...

Avevamo due "saloni" di parrucchieri per uomo. Uno in via Roma du zzi Giuvanni salinaru che si occupava del taglio per i vecchi e all'antica (famoso il taglio all'Umberta belli curti per risparmiare), l'altro invece in piazza Umberto, più moderno per i giovani.
Esercitava la professione di medico il Dottore Baio, una specie di stregone che curava con una medicina tutta sua, fatta di prodotti dell'agricoltura e con molti unguenti preparati da lui stesso. Dopo è arrivato il dottore Trincanato, con la medicina moderna fatta anche di medicine comprate in farmacia. Per molte cose però mandava le persone all'ospedale anche se non c'era bisogno.

assistente di Andrea Camilleri ha detto...

In paese, fino agli anni settanta, ricordo il succedersi di alcuni preti. Contemporanei tra di loro, l'arciprete Conti e patri Munniddru. Tutti e due avevano in comune l'attacamento alla Chiesa e, a quanto si dice, ai beni terreni. Padre Conti era anche la banca del paese, custodiva il denaro che i nostri emigrati mandavano alle mogli o alle famiglie rimaste a joppolo. Si racconta che mettesse in giro per il paese un piccolo maiale a cui tutti davano da mangiare e che nessuno toccava perchè consacrato a san Antonio. Quando diventava abbastanza grasso scompariva dalla circolazione e nessuno sapeva che fine avesse fatto: si pensa che diventava salsiccia per padre Conti. U zzi Vanni Russo ci raccontava che in occasione di una elezione il Partito Comunista avesse raccolto ottanta voti. Padre Conti che, si diceva, era anche un bravo attore drammatico un pò piangendo e un pò ridendo ha messo in difficoltà le mogli di queste persone: "Ottanta voti al partito comunista, ottanta coltellate al cuore di Gesù"!, e lì a piangere sconvolgendo tutte le donne che erano in chiesa. Patri Munniddru è diventato proprietario del castello del duca e di alcune terre di proprietà del duca. Altri preti avevamo Patri Gigliuni, tutto di un pezzu, irascibile e manescu. Guai se nella confessione qualcuno di noi aveva qualche peccato al di fuori di quelli comuni, volava subito qualche schiaffo durante la confessione che era il l'inizio della penitenza. Era temuto da tutti perchè era capace di interrompere la celebrazione attraversare la chiesa e rimproverare grandi e piccoli. Padre Priolo invece era un bonaccione che aveva un buon rapporto con noi piccoli,originario di Favara.