mercoledì 18 febbraio 2009

dall'anonimo Andrea Camilleri di Joppolo

3 terza puntata:

Si racconta che una di queste notti, sono venuti i carabinieri, hanno fatto una retata se possiamo chiamarla così, ed hanno portato tutti in caserma dove hanno redatto un verbale, sembra che il verbale riportasse queste parole “nel silenzio della notte si sentiva un leggero tocco di palla, ed il compagno che gridava passala passala passa la palla”.
Go back.
Parlando di putii ne avevo omesse due, u zi Masi detto tammurinaru, mezzu a chiazza,e u zi Masi Mongiovì vicinu u furnu elettricu, di cui parleremo più approfonditamente dopo.
U zi Masi tammurinaru ha ricoperto per un certo periodo la carica di vice sindaco, essendo il sindaco poco presente in paese era lui che firmava i certificati vari avendone delega, all’epoca non esisteva l’autocertificazione, quindi per qualunque occorrenza si andava in municipio a farsi fare il certificato occorrente, poi con lo stesso ci si recava presso a putia du zi Masi e si faciva firmari, le cronache dell’epoca raccontano che una volta c’è stato un buontempone ca ci fici firmari u so certificatu di morti.
Esisteva un solo panificio, che i vecchi chiamavano u furnu elettricu, la domanda sorgeva spontanea, se funziona a legna picchi lu chiamanu furnu elettricu? U furnu era du zi Totò e da zia Angila, aiutati di figli, chi l’aiutava più di tutti era Giovanni, quannu ci arrivavano i ligna, a strata ristava bloccata pi mazza iurnata, ma nessuno se ne lamentava, mi chiedo cosa succederebbe oggi per una cosa simile? Apriti cielo. Particolarità du furnu elettricu era che, la gente che si faceva il pane in casa, quella volta i contadini facevano il pane per 15 giorni, lo portava o furnu a farisillu cociri, accuntu c’avianu tutti u furnu intra, ma non solo il pane, anche il pan di spagna, o la carne, il pesce, e i miscateddi, poi si lasciava qualche cosa da degustare a zia Angila.
Accuntu ca si iucava sulu o palluni, si facevano anche altri giochi, a parte il solito nascondino, si giocava ammucciarè a cumpagni, si facivanu du squatri, una si mittia all’inizio da ringhiera quella vicino via Camilleri, l’altra squadra andava a nascondersi, tranne uno che si metteva in fondo dava un grido e scappava per andare a nascondersi, solitamente scappava verso l’arco, in questo gioco bastava veder uno dell’altra squadra ed era finita, quindi si ripartiva a parti inverse, durante il gioco non chè che si stava fermi nascosti e basta, si andava in giro per il paese, si arrivava o vutanu, a cruiali a fuvuredda, nzina a quannu qualcunu si stuffava, e po si truvavanu tutti davanti a chiesa

seconda puntata:

C’erano pure due bar, a romana e vaiana, al latu du bar da romana c’era a falegnameria di u zi Giuanni e du zi Totò, imboccando via Curiale, la prima cosa che si vedeva era la caserma dei carabinieri, un edificio imponente color mattone, con una cinta muraria attorno,continuando per via Curiale si arrivava nu zi Toto pedalino, fabbro ferraio e maniscalco, altro fabbro ferraio e maniscalco era don Giurlannu in via Cesarò.
All’epoca non c’erano le scuole medie ma soltanto le elementari che i bambini raggiungevano da soli a piedi, nel tempo libero si costruivano i carruzzuna, che erano degli skateboard ante litteram, costruiti con una tavola e delle assi di legno ai quali venivano applicati dei cuscinetti, poi carruzzuna in spalla o meglio sotto le ascelle si saliva ncapu i morti, che all’epoca c’era una discesa liscia ammattonellata da un lato, e una scalinata di basuli dall’altro, quindi si andava in cima alla salita e poi veloce spinta e giù per la discesa, ncapu i carruzzuna si saliva anche in più carusi, però bisognava fare attenzione alle guardie, don Nino e u zi Stefano, padre dell’attuale sindaco, quannu arrivavano via di cursa, picchi si i guardii arrivavano a ncagliari qualche carusu, ci livavanu u carruzzuni e lu rumpivanu na scalinata, mi quantu voti lassamu i carruzzuna e scappavamo, tantu po nni facevamu n’antru.
Altro posto caratteristico era a brivatura o vutanu, era sistemata in mezzu a chiazza du vutanu, era costruita in pietra calcarea di un colore bianco asciutta e di un giallo pallido da bagnata, ed era composta di due abbeveratoi uno più alto per le mucche i muli o gli asini, l’altra più bassa per le pecore e le capre, e l’acqua correva continuamente, dalla parte opposta c’era il calvario, c’è ancora, ma quello vecchio era formato da un cubo che nel centro aveva una nicchia, ed a circa un metro di questo cubo c’era una recinsione.
A brivatura faceva bella mostra di se, ma arrivati ad un certo punto il comune ha deciso di abbatterla, e costruirne un’altra più piccola in lunghezza, ma più alta, e situata sotto al muro, la piazza è stata ammattonellata per la felicità di carusi ca ci ivanu a iucari o palluni, il campo sportivo era di la da venire, e si giocava o vutanu oppure in via roma o darrè a posta, qualchi vota puru darrè i scoli, d’estati si giocava anche con il buio, qualche volta fino a mezzanotte o anche oltre.


prima puntata:

C’era una volta, neanche tanto tempo fa, un piccolo paese, assiepato su una collina posta trecento metri s.l.m il paesello veniva baciato e scaldato dal sole, dall’alba al tramonto,era un'isola felice, i duemila abitanti vivevano sereni, nel loro semi isolamento, vi era solo una via di accesso, il paese era delimitato due enormi rupi, a rocca du duca ad un’estremità del paese, e a rocca da cruci all’antra, sembravano fossero state messe lì apposta a difesa dei confini, ed a vegliare sul paese.
Le strate e i chiazzi (piazze per i non siciliani) eranu abbasulati o ammattonellati, non so se avete mai visto quelle mattonelle nere, ce n’erano di due tipi, più sottili o più spesse, quelle più sottili per i marciapiedi e quelle più spesse per le strade, mmezzu a chiazza (modo con cui veniva indicato corso umberto) era abbasulata cu chiddi basuli quatrati impicicati vicini vicini ca paria di caminari intra, di quantu eranu lisci, ammeci i strati ca eranu abbasulati cu chiddri rettangolari eranu con un pocu di spaziu, e si sintiva quanni si passava ca machina o bicicletta ca ti trimavanu tutti i cosi.
C’eranu 6 putii, mezzu a chiazza Alfonso Migliara, poi a zia Nunziata, u zi Cola ca zia Filippa, u zi Peppi farruvia a zia Stella, e o vutanu u zi Giuanni Americo, i cui due figli più piccoli erano Settimio e Giovanni, che si sono trasferiti a Roma. 2 macellerie u zi Pasqualinu e a latu u zi Angilu Abissi, 1 tabacchinu che faceva anche da posto telefonico pubblico, per i più giovani, il posto telefonico pubblico aveva un telefono a gettoni ed a scatti, funzionava così, si metteva il gettone nell’apposita feritoia, si faceva il numero e quando si aveva risposta si premeva un pulsante accanto alla feritoia ed il gettone cadeva quindi si poteva parlare, altra particolarità del posto telefonico pubblico era quella di ricevere le telefonate per chiunque, mi spiego, all’epoca non tutti avevano il telefono in casa, quindi si chiamava al posto telefonico pubblico, e a zia Maravanna mannava a chiamare in casa il destinatario della telefonata.

Nessun commento: